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Il restauro di un cappello Garibaldino
/0 Commenti/in Modisteria e Storia /da Alessandra TalozziRestauro di un cappello Garibaldino
Ergisto Bezzi: un garibaldino!
Trovarsi tra le mani un oggetto che appartiene ad un pezzo di storia così importante per la nostra nazione è stata davvero un’emozione incredibile.
Quando mi fu chiesto di restaurare questo cappello, adesso finito in mostra in un museo di cui ho ahimè perso le tracce, ho sentito anche il peso della storia che inizialmente mi aveva davvero impaurito.
Riuscire a fare un buon lavoro su qualcosa che risultava davvero quasi definitivamente rovinato era impresa assai complicata. Tuttavia la rarità di questo tipo di intervento mi spingeva a fare davvero quanto di meglio potessi. In fondo questo era un copricapo appartenuto ad un temerario, non potevo certamente cedere io alla paura di sistemarlo.
Come spesso succede, però, le idee confuse spariscono ogni volta che mi metto al lavoro: concentrata su questo oggetto così prezioso giunto a noi dal passato, sono riuscita a riversare tutto il mio amore da modista nel recupero.
Prima Fase: lo Smontaggio
(utilizza le frecce per scorrere le immagini)
Sono molto contenta di quanto sono riuscita a fare. Gli unici dubbi che ho rimangono appesi all’oggetto in sé, non al lavoro che dovevo fare.
Chi era dunque Ergisto Bezzi? Che cosa significa davvero il logo che campeggia sopra la visiera?
Alla seconda domanda non so ben rispondere. Spero quindi che qualcuno che ci legge, esperto di queste cose, possa illuminarci e arricchire questo mio racconto di un restauro con notizie storiche interessanti che potrei aggiungere in un secondo momento a questo mio racconto.
Chi fu Ergisto Bezzi?
“Caro a Mazzini e Garibaldi, sospirò col primo, combatté col secondo”
Così scrissero di lui nel 1920 quando morì a Torino dopo una vita completamente dedicata alla causa.
Partecipò alla Spedizione dei Mille nel 1860 quando aveva venticinque anni tra le fila delle Guide del Simonetta.
Fu tra i primi a entrare a Palermo e primissimo a mettere piede in Calabria, a testimonianza del suo eroismo e della sua caparbietà, qualità che ho cercato ovviamente di far mie nel lavoro di ricostruzione del suo cappello.
Da quel momento ebbe una carriera politica e militare in grande crescita ma totalmente votata alla causa: rifiutò infatti per ben due volte la vanagloria della Croce di Savoia, così come rinunciò, nel 1890, al mandato di Ravenna che lo aveva eletto deputato, scomparendo dalla scena politica italiana.
Seconda Fase: il Restauro
(utilizza le frecce per scorrere le immagini)
Che bella avventura! Mentre lavoravo, dopo aver letto le poche notizie che avevo trovato su di lui, mi sono sentita come trasportata al suo fianco durante tutte le mirabili avventure alla ricerca dell’Indipendenza d’Italia.
Ho curato il suo cappello quasi come fossi una dottoressa da campo. Non capitano tutti i giorni opportunità di lavoro così particolari e sono davvero felice di essere stata chiamata a questo particolare intervento.
Qualcuno sa dirmi in quale museo si trovi adesso questo mio restauro?
Se volete vedere alcune delle mie creazioni attualmente in vendita online su Etsy potete seguire questo link, altrimenti, se vi trovate in zona, venitemi a trovare nel mio atelier in Via Ricasoli a Livorno. Vi aspetto!
Alessandra
La Modisteria a Livorno
/0 Commenti/in Eventi e Incontri /da Leonardo VannucciLa Modisteria a Livorno è Rinaldelli
Che bella storia! Di quelle che scopri così, per caso.
A volte ci muoviamo nelle città dove viviamo come guardando altrove. Cerchiamo la storia e la bellezza là dove non possiamo andare oppure ci muoviamo in transumanza per pochi giorni in luoghi dove cerchiamo di ingoiare arte e cultura a velocità da fast food per poi dimenticare tutto in pochi giorni, relegando a qualche fotografia il compito arduo di mantenere una flebile fiammella di memoria.
Mi sento doppiamente colpevole quando scopro di non sapere qualcosa di bello e storico della mia città. È successo così per Rinaldelli: una modisteria a Livorno con un negozio in una delle principali vie del centro, una di quelle dove si passa molto spesso, magari presi da mille cose, e si finisce per non guardare davvero. O non accorgersi che…
Intanto che cos’è una modisteria, ignorante me? Siamo cresciuti nell’epoca del mass market, dove tutto è moltiplicato in quantità industriali, riprodotto su scala altissima e distribuito prevalentemente legando il prodotto ad un bombardamento mediatico di comunicazione pubblicitaria che fa sembrare tutto ovvio e raggiungibile.
I cappelli. Come nascono? Mi sento di fronte a questa semplice domanda un po’ come il bambino che chiede alla madre come nasce il fratellino. Ci sono cose che si danno per scontate: un cappello è un cappello.
E invece scopri che oltre alle grandi industrie manifatturiere, ai grandi marchi di moda, resiste una sparuta enclave di produttori di qualità, artigiani, che creano i loro cappelli seguendo mode, richieste, idee.
Questa storia viene da lontano, parte da un’epoca bellissima ed elegante in cui nessuno, di qualsiasi classe sociale fosse, poteva fare a meno almeno di un cappello.
Era un’epoca in cui la moda lo prevedeva così, come un dogma riconosciuto. Le signore sfilavano per le vie con i copricapo più belli e bizzarri; gli uomini vestivano cappelli a falda larga oppure berretti contro il freddo. Ecco. Era un fatto di necessità e vanto allo stesso tempo.
Alla Domenica in chiesa non si poteva non andare vestiti eleganti. Ricordo una foto di mio nonno, di tanti tanti anni fa. Campeggiava su una delle mensole che mia nonna custodiva come se fossero teche religiose. Mio nonno nella foto aveva quello sguardo inconfondibile proveniente da quell’epoca. Sembrava un attore americano nella sua bella giacca con cravatta classica e con il suo bellissimo cappello intesta che dava importanza a tutta la figura. Non si sarebbe mai detto che faceva un lavoro umile. Eppure, nei giorni di festa, si sentiva l’esigenza di mostrare il proprio orgoglio, la propria dignità, aiutandosi con il vestito.
Mi fa sorridere che spesso nella vita di tutti i giorni, oggi, accada quasi il contrario: passiamo intere giornate impinguinati all’interno di vestiti eleganti per ben apparire sul luogo di lavoro per poi rilassare corpo e anima nei giorni di festa in una tuta da ginnastica o dentro al maglione largo di anni fa, come se il cambio dall’istituzionale al sobrio definisse il momento della pausa, sempre più raro.
E non portiamo più il cappello. O molto poco.
Lo portiamo allo stadio, con sopra i vessilli ed i colori della nostra squadra. Ci obblighiamo a portarlo nei giorni di freddo intenso, e qui via con il cappellino di lana, o lo sfoggiamo, ancora, sulle piste da Sci, e allora per darci importanza prendiamo qualcosa di sgargiante e vistoso, perché dobbiamo farci notare.
Però… però dopo un periodo in cui il cappello sembrava essere caduto nel dimenticatoio già da qualche tempo si comincia a rivedere di più. Ho letto anche articoli interessanti, provenienti da oltreoceano, che spingono a recuperare questa pratica dell’abbigliamento.
Il cappello, sopratutto quelli da signora, sembrava relegato ai VIP, alle cerimonie sfarzose. Adesso però molte donne, anche giovani, hanno intuito la bellezza di questo oggetto e sognano di averne di propri, in guise, colori e impressioni diversi.
Ecco quindi che incontrare Alessandra e la sua arte manuale diventa qualcosa di assolutamente affascinante. Le sue conoscenze, tramandate sino a lei dalla nonna prima e dalla madre poi, custodiscono l’arte di indossare un cappello.
Voglio dire che lei è in grado non soltanto di creare cappelli bellissimi da un’idea ma anche di riprodurne su commissione e richiesta, magari partendo proprio da un modello che si è visto in TV o su qualche rivista.
Realizzare un cappello per una persona risponde a necessità del tutto simili a quelle che servono per realizzare un abito che calzi a pennello. Così come si fa quindi dal sarto o dal creatore di moda per scegliere un abito da lavoro, da cerimonia, allo stesso modo si va da Alessandra per avere il cappello dei sogni: quell’oggetto esatto, proprio quello, che prende in mano i tuoi sogni e li mostra in pubblico, in maniera delicata e subliminale.
Ogni testa poi ha il suo percorso storico. La mia, per esempio, è accessorio-repellente a cappelli e occhiali. O così pensavo. Perché come dice Alessandra “non esiste testa che non nasca per il suo cappello”. Pensate che io credevo che fosse il contrario.
Mi viene in mente la scena famosissima di Harry Potter in cui un cappello viene calato sulla testa dei nuovi arrivati alla scuola di magia per essere selezionati nella casata giusta.
Un cappello sceglie noi molto più di quanto si creda. Ma se volete davvero trovare il cappello che vorrebbe voi dovete andare da chi ve lo sa indicare, suggerire, modificare, adattare e poi lasciare in affidamento.
Perché per Alessandra, come per tutti i creativi e gli artigiani, ogni opera che lascia il suo negozio è un pezzo di cuore che sparge nel mondo.
Ed è brava. Molto brava. Andatela a trovare e finirete in un luogo dove il tempo non conta più e dove a modelli moderni, giovani e alla moda, si affiancano pezzi unici, straordinari, alcuni dei quali potrete scorgere qui sul suo nuovo Sito Web grazie alle foto di testa di Attilio Zavatta e alle altre di Marina Ciriaci.
Tutto questo, aggiunto a quanto vi racconteranno Alessandra e Francesca sul blog non valeva la pena di affacciarsi alla platea di Internet? Soprattutto quando mi è stato detto che le modisterie artigiane, in Italia, stanno scomparendo?
Io credo di sì, e sono sicuro che i loro contenuti del blog, che io impropriamente ma con onore oggi inauguro, sapranno incuriosirvi e divertirvi allo stesso tempo. Perché sono persone splendide, vere signore, ma anche livornesi, quindi il serio ed il faceto saranno l’humus di questo spazio fecondo.